I ribelli del Mussa Dagh

Fulvia Degl’Innocenti

Narek, quattordici anni, studia con brillante profitto ad Antiochia. Per lui, figlio di contadini, si profila un futuro diverso. Quando, senza motivo apparente, viene emarginato e poi espulso dalla scuola inizia a capire.
La sua colpa? Essere armeno. Siamo in Turchia, nel 1915. Sta per iniziare uno dei più spaventosi genocidi della storia.
Narek torna al suo villaggio e poco dopo segue la famiglia in fuga sul monte Mussa Dagh, dove circa cinquemila armeni si stanno radunando per resistere e lottare contro l’esercito turco. Riescono a respingere gli assalti turchi per quaranta giorni prima di essere salvati da una nave
da guerra francese che, per motivi bellici, transita nel golfo di Antiochia.

Seguiamo le vicende di Narek, i giorni della resistenza, il crescendo di paura per il pericolo che si avvicina, lo spirito di ribellione, l’amore per la propria identità, anche la voglia di vivere e digioire delle piccole cose, nonostante tutto.
Lui ce la farà a fuggire, insieme ai suoi cari. Lascerà la sua terra, diventerà un profugo.

Tra il 1915 e il 1916 furono uccisi in Turchia un milione e mezzo di armeni. A oltre cento anni dal massacro ancora oggi la Turchia rifiuta la definizione di genocidio. Più volte Hitler citò lo sterminio degli armeni come riferimento per quello che aveva pianificato ai danni degli ebrei, sostenendo che nessuno se ne sarebbe ricordato, “perché il mondo crede soltanto al successo”.
I personaggi della storia si muovono in un contesto reale e ben documentato. Eventi del passato, che parlano con forza all’oggi. Questo libro vuole dare il suo piccolo contributo affinché nessuno dimentichi

«… quella del Mussa Dagh fu in realtà un’epopea di popolo […] Ed è una meravigliosa storia corale che racconta questo libro di Fulvia Degl’Innocenti, che rappresenta l’avventura della resistenza del Mussa Dagh partendo dal basso, da un gruppo d  adolescenti che in quelle terribili ma esaltanti giornate diventano preziosi alleati e insostituibili messaggeri, pur mantenendo la freschezza e l’inventiva capricciosa della loro età».
                                                                                                                                                                                                                                     Dalla nota di Antonia Arslan